CGIL  Area Vasta: "Contro il lavoro sommerso serve un impegno straordinario delle 
CATANZARO,  18 DICEMBRE 2024 – L'importante attività ispettiva condotta dai finanzieri  della Tenenza di Tropea, in collaborazione con l'Ispettorato Territoriale del  Lavoro e l'INPS di Vibo Valentia, ha fatto emergere gravi violazioni nel settore  della grande distribuzione nella Costa degli Dei, che riguardano ben 87  lavoratori. Le irregolarità riscontrate nel periodo 2020-2024 sono la  testimonianza di una piaga che colpisce in modo sistematico i diritti dei  lavoratori, sottraendo risorse al Paese e alimentando la precarietà e la  povertà.
"Il  lavoro sommerso è una delle principali cause di disuguaglianza sociale e di  sfruttamento nel nostro Paese. Non solo sottrae risorse importanti per lo  Stato, ma intrappola migliaia di persone nella precarietà e nel rischio di  povertà, a partire da quelle categorie più vulnerabili, come i migranti, le  donne e chi è già in difficoltà economiche. La competizione sleale tra imprese  alimentata dal lavoro in nero mina la dignità delle persone e crea un circolo vizioso  che compromette il futuro dei lavoratori", affermano il segretario  generale della CGIL Area Vasta, Enzo Scalese e Pina Cosmano, segretaria della  Filcams CGIL Area Vasta che commentano l'esito dell'indagine.
"Le  violazioni emerse durante l'indagine riguardano il mancato rispetto delle  normative contrattuali e previdenziali, con contratti part-time falsificati, il  mancato riconoscimento delle maggiorazioni per il lavoro domenicale e l'errato  inquadramento dei lavoratori. In alcuni casi, inoltre, i dipendenti venivano  privati di diritti fondamentali, come il riconoscimento delle ore lavorate e  delle assenze, attraverso trattamenti inadeguati e trattenute illegittime –  spiegano ancora Scalese e Cosmano -. Inoltre, l'impresa coinvolta ha  beneficiato di sgravi fiscali e contributivi in modo illecito, approfittando  delle agevolazioni previste dalla "Decontribuzione Sud" e altre  misure statali destinate a favorire l'occupazione nelle aree svantaggiate.  Sebbene l'intervento ispettivo abbia portato al recupero di oltre 730.000 euro  a favore dei lavoratori, le misure adottate finora sono insufficienti a  risolvere un problema che coinvolge numerosi settori economici, dal commercio  all'agricoltura, fino al turismo".
"Le  risposte del governo fino ad oggi sono insufficienti - proseguono Scalese e  Cosmano -. Le politiche attuate hanno visto un rilassamento delle normative che  tutelano i lavoratori, come la liberalizzazione delle forme contrattuali  precarie, e una totale disconnessione tra gli annunci e le azioni concrete. La  lotta al lavoro sommerso richiede interventi reali e strutturali: non basta  fare spot pubblicitari, serve un impegno costante nella prevenzione e nel  contrasto, con investimenti in risorse umane per intensificare i controlli e  favorire una reale collaborazione tra le istituzioni".
Per  la Cgil Area Vasta, è fondamentale che l'azione contro il lavoro sommerso sia  accompagnata da una maggiore sinergia tra le istituzioni, le parti sociali e le  forze dell'ordine, in modo da garantire una vera e propria "cultura del  lavoro regolare". Solo attraverso politiche attive che puntino alla  formazione, alla sensibilizzazione delle imprese e al rafforzamento dei  controlli, sarà possibile garantire che i diritti dei lavoratori siano  rispettati in ogni ambito, da quello commerciale a quello agricolo, turistico e  non solo.
"A  questo scopo – concludono Scalese e Cosmano – chiediamo al prefetto  l'istituzione di un comitato inter-istituzionale che verifichi e monitori in  modo continuativo tutte le attività a rischio di sfruttamento, e sollecitiamo  un maggiore coordinamento tra le prefetture, gli ispettorati del lavoro e le  forze dell'ordine. È ora di mettere fine a queste pratiche illegali e  restituire dignità al lavoro in ogni sua forma".
